10 proposte per la salvaguardia della biodiversità delle foreste e l'utilizzo sostenibile e responsabile delle risorse boschive



1. Strategie di mitigazione e monitoraggio del patrimonio forestale
Il nostro Paese ha bisogno di rendere credibile il sistema di conteggioe monitoraggio, lavorando inmodo trasparente sull’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatori forestali di carbonio (INFSC), si deve rafforzare il ruolo delle foreste nel Piano di mitigazione e adattamento al clima, e attuare una seria azione di prevenzione che migliorano la stabilità dei boschi implementando in particolare la biodiversità.

2. Incrementare la biodiversità forestale
Sebbene il 27,5% delle foreste sia già tutelato, è necessario continuarea favorire l’evoluzione naturaledel bosco e andare oltre questa percentuale. In particolare devono aumentare i boschi vetusti, hot spot di biodiversità forestale, che devono fungere da modelli gestionali per tutte le nostre foreste a partire da quelle presenti nelle aree protette e nei siti Natura 2000.


3. Creare foreste urbane per rigenerare le città e combattere il cambio climatico
Piantare alberi è una delle strate-gie più trascurate per migliorare la salute pubblica nelle nostre città,e dovrebbe essere una strategia finanziata non solo per motivazioni ambientali ma anche a beneficio della salute pubblica. Gli studi hanno dimostrato che gli alberi sono una soluzione economica per vincere entrambe queste sfide, anche se mancano politiche pubbliche adeguate ad aumentare l’uso dei benefici che questi "polmoni verdi" ci assicurano. Ancora, infatti, le città spendono poco nella cura o nella piantumazione di nuovi alberi e devono dare piena attuazione alla legge 10/2013, Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani.


4. Ridurre i rischi naturali per le foreste
I danni causati dalla tempesta VAIA lo scorso anno sono la dimostra- zione concreta della necessità di intervenire per mitigare gli effettidel riscaldamento globale. Occorre maggiore prevenzione attraverso la pianificazione forestale che, a tutti i livelli pianificatori, deve comprendere l’analisi della previsione dei rischi e una valutazione delle azioni da com- piere per ridurre la vulnerabilità delle foreste. Serve, inoltre, un sistema di prevenzione multirischio (patologie, incendi, eventi estremi) con un’analisi dei pericoli e le azioni di mitigazione e lotta attiva, per foreste più resisten- ti e più resilienti, pianificate e gestite in maniera sostenibile per migliorare la biodiversità ed i servizi ecosistemi- ci del bosco. Infine, organizzare un sistema di intervento che metta in atto misure per tamponare la prima emergenza per evitare che i danni provocati abbiamo effetti prolungati e ancora più drammatici, dal punto di vista economico, paesaggistico e sociale.

5. Gestione delle risorse forestali
Puntare sulla Gestione forestale sostenibile e responsabile per garantire l’erogazione di tuttii servizi ecosistemici, sapendo distribuire sul territorio le funzioni prioritarie del bosco e i criteri gestionali più adeguati a garantirli, individuando i boschi la cui funzione prioritaria è la conservazionedella biodiversità (che devono aumentare di qualità e in quantità) e altri in cui valorizzare la produzione, sempre nel rispetto dei criteri di sostenibilità.

6. Pianificazione forestale
La pianificazione forestale (ferma al 18% dei boschi italiani) è uno strumento insostituibile per garantire la quantità e la qualità dei servizi ecosistemici forniti dalla foresta, la loro sostenibilità e la loro erogazione continua nel tempo.La pianificazione multilivello è fondamentale per prevedere e orientare lo sviluppo dei popolamenti in relazione ai servizi ecosistemici ritenuti prioritari.

7. Promuovere la certificazione forestale
E’ importante affrontare il tema della certificazione delle foreste poiché la sua applicazione a larga scala è garanzia della sostenibilità del settore dal punto di vista ecologico, sociale ed economico. La certificazione tiene conto di alcuni fattori: della multifunzionalità delle foreste, della tutela del suolo, delle acque, dell’aria e della molteplicità delle specie e dei paesaggi. In questo quadro la certificazione è uno strumento che può e deve garantire la qualità sociale e ambientale della foresta, implicando, da parte di chi richiede la certificazione, anche l’assunzione di una precisa responsabilità nel gestire in modo sostenibile il patrimonio forestale.

8. Un cluster del legno made in Italy
L’Italia ha una forte dipendenza dall’importazione di legname e semilavorati dall’estero, è la seconda nazione importatrice netta di prodotti legnosi in Europa (oltre l’80% del fabbisogno importato dall’estero), nonostante l’imponente copertura forestale del nostro Paese. L’importazione di legname provoca l’esportazione di impatto ecologico ed emissioni di CO2 in atmosfera in altri Paesi, anche perché il trasporto di grandi quantità di legname su lunghe distanze richiede un significativo consumo di combustibili fossili, oltre a contribuire ad aumentare il grado di illegalità del settore forestale e nelle importazioni di legname extra UE. Di contro, il risparmio nell’utilizzo delle foreste in Italia, oltre ad avere costi ambientali domestici legati all’abbandono, comporta quindi anche un danno ambientale a scala globale. Pur entro i limiti dettati dalla non sempre grande vocazione produttiva delle foreste italiane e dalla necessita di mantenere l’erogazione di tutti i servizi ecosistemici richiesti alle foreste. Occorre valorizzare la produzione legnosa domestica e per questo il nostro Paese deve creare un cluster nazionale del legno, dell’arredo e delle costruzioni.

9. Aumentare l’utilizzo del legno nei processi produttivi
L’utilizzo del legno in sostituzione di altri materiali permette di ridurre in modo significativo le emissioni di CO2in atmosfera, quando questo viene prelevato utilizzando corretti criteri selvicolturali e impiegato al posto di materiali che, per essere prodotti, generano più emissioni di CO2 a parità di peso e caratteristiche. E il caso dell’alluminio, della plastica per imballaggi, di molti prodotti a base di petrolio sostituibili con bioplastiche, prodotti tessili (viscosa), e molti altri prodotti bio-chimici. È anche il caso del cemento armato nel settore edile, la cui produzione genera il 5% di tutte le emissioni mondiali (la seconda industria a maggiore tasso di emissioni in assoluto). Sostituire il cemento armato con il legno in edilizia e possibile, anche per edifici ad ampio sviluppo verticale. Il legno cosi impiegato continua a trattenere a lungo il carbonio che ha immagazzinato durante il suo ciclo vitale, se prelevato in maniera responsabile, ha quindi un’impronta di CO2 molto più bassa del materiale che sostituisce.

10. Uso a cascata dei prodotti agroforestali ai fini energetici
L’Italia deriva attualmente il 17.4% del proprio consumo energetico da fonti rinnovabili, e tra queste il 20% sono biomasse legnose, per un consumo di 25.5 Mt utilizzate nel 2016. Di questi, il 60% viene attualmente utilizzato per consumi residenziali (15.9 Mt di legna da ardere e 1.9 Mt di pellet). Un aumento sostenibile dell’impiego di legno per fornire materiali di sostituzione avrebbe come effetto secondario un aumento della disponibilità di biomasse legnose per produrre energia (scarti secondari di lavorazione in segheria e residui primari delle utilizzazioni forestali in bosco), in particolare termica e da cogenerazione, sostituendo alcune fonti fossili a più alto tasso di emissione di CO2. L’intensificazione sostenibile della gestione forestale può contribuire ad aumentare l’uso di biomasse a uso energetico, a patto di avviare una decisa strategia di ammodernamento degli impianti per evitare conseguenze negative a carico della qualità dell’aria, utilizzare biomassa di origine locale certificata e proveniente dall’utilizzo a cascate delle risorse agroforestali.

Vai alla pagina del Report Foreste 2019

Commenti