Mentre in tutta Europa si conducono progetti di riqualificazione fluviale geomorfologica finalizzati al mantenimento e al ripristino del buono stato ambientale dei corsi d’acqua, nel nostro piccolo si persevera in soluzioni datate, ideate nel secolo scorso e, ancora, onerose e tanto gravemente impattanti quanto non risolutive rispetto alle criticità che intendono contrastare.
La famigerata Diga Perfigli vede la luce nel 2001 nella cornice del cosiddetto piano stralcio di bacino per il rischio idrogeologico ed è accompagnata fin dall’inizio da una dote di nove milioni di euro ai quali si aggiungono, in base ad una logica di piano integrato di riqualificazione urbana, ovvero ulteriore cemento e asfalto, altri fondi per un ammontare complessivo di euro 41 milioni.
Un bottino quantomai ghiotto al quale il partito del cemento non intende evidentemente rinunciare rincorrendo da ormai due decenni la costruzione di un argine artificiale probabilmente lungo 1,5 km, largo 15 e alto 4 metri sulla sponda di Lavagna del fiume Entella. Altro che la green economy tanto decantata: non tecniche di ingegneria naturalistica, bensì cemento armato e opere gravemente impattanti ...
Quanto fosse, evidentemente, temuto un dibattito pubblico intorno alla costruenda opera è testimoniato dalla “manovrina” astuta attuata dai fautori l'ultimo giorno utile per giungere all'approvazione del decreto di espropriazione dei terreni interessati, corrispondente, caso strano, alla imminente fascia di rispetto dovuta al silenzio elettorale.
Non solo di diga trattasi, ma un muraglione di tre metri di altezza completerà l’arte di embellissement della piana dell’Entella in maniera, come dire tranchant, nei terreni fra Corso Buenos Aires e Via Garibaldi.
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