Il Tigullio ad AMIU? Anche no!



Dal sindaco di Sestri Levante Valentina Ghio prende avvio la contestazione all'accentramento di poteri e di competenze nelle mani dell'AMIU, l'Azienda Multiservizi e d'Igiene Urbana della Città Metropolitana in materia di gestione del ciclo dei rifiuti: il rischio è di vedere vanificati gli sforzi compiuti negli ultimi anni che ha portato i comuni del Tigullio a vantare buone e ottime performance in un settore strategico per la salvaguardia del benessere del territorio. L'iniziativa promossa da Valentina Ghio ha visto l'interessamento da parte di numerosi amministratori delle città rivierasche.

Proviamo ad analizzare il perché possiamo fare a meno dell'accorpamento dei servizi di igiene urbana - al momento appaltati da parte dei comuni a diversi gestori - all'azienda in house della Città Metropolitana: l'Amiu non possiede impianti e vanta, come dimostrano i dati registrati negli ultimi anni, un sistema deficitario che osiamo definire cronico riguardo alla raccolta dei rifiuti. La "Fabbrica del Riciclo" rappresenta, invece, una buona pratica genovese (che, peraltro, anche Sestri Levante ha adottato), mentre il sistema di raccolta "porta a porta" del capoluogo di provincia è a dir poco disastroso. I dati relativi al 2019 parlano chiaro: se il comune di Genova ha una performance pessima del 35,52% di raccolta differenziata, il Tigullio si attesta al 67,32% con comuni virtuosi, ovvero "ricicloni" quali Leivi (83,97%), Santa Margherita Ligure (81,75%) e Moconesi (78,98%), mentre tra i comuni con più di 15mila abitanti il leader nel comprensorio è Sestri Levante (75,86%). Per quanto riguarda la frazione umida, l'azienda in house della Città Metropolitana si avvale di impianti esterni esattamente come fanno i comuni del Tigullio e del Golfo Paradiso … non vi è, pertanto, alcun vantaggio in un accorpamento dei servizi dei comuni rivieraschi ad Amiu.

Amiu - esattamente come le realtà di Roma (vedi Malagrotta) o di Palermo (vedi Bellolampo), del resto - basa la gestione del ciclo della "spazzatura" sul paradigma della "discarica": si tratta di un sistema antiquato ed anacronistico che non ha mai invogliato la società nell’intraprendere con decisione iniziative innovative ed alternative. L'unico esempio promettente registrato negli ultimi anni è stata l'emersione della Quattroerre spa della quale, tuttavia, si è persa ogni traccia.

Quali dovrebbero, allora, essere i vantaggi per i comuni dell’area metropolitana genovese nell'aderire ad una impresa che non offre- evidentemente - alcun valore aggiunto?

Considerato che Genova incide in modo rilevante sui costi - basti pensare al numero degli abitanti - e che nell’area genovese non vi sono né impianti e tantomeno progettazioni e/o strategie che lascino pensare nel breve periodo a soluzioni che possano contenere il costo dello smaltimento dei rifiuti, il rischio reale di un eventuale accorpamento si ravvisa  nel fatto che i cittadini dei comuni dell’area metropolitana vadano ad accollarsi gli errori commessi da politici ed amministratori nella gestione dell'azienda metropolitana.

Appare oltremodo evidente che per le questioni esposte non vi siano le condizioni minime necessarie per acconsentire ad un processo che porti i comuni metropolitani ad aderire al sistema AMIU. E', quindi, corretto che non consentire ad AMIU e a Genova di "colonizzare" l’intera area metropolitana.

Crediamo che vi sia la necessità di assumere posizioni anche forti, non escludendo le dimissioni dei componenti delle aree interessate dalla città metropolitana. Chiavari ha rinunciato nel tempo ad essere il capofila di vertenze simili: le vicende delle strutture sanitarie dislocate così come la perdita del Tribunale lo dimostrano. E' giunto il momento di dire basta e di mobilitare tutte le forze politiche ed economiche del Tigullio per trovare soluzioni diverse compresa quella di guardare verso l’ambito territoriale ottimale dello spezzino.

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