Legge sfascia-parchi: la valutazione critica di Pro Natura Genova




Riceviamo dal Consiglio Direttivo di Pro Natura Genova il seguente documento indirizzato alla Giunta Regionale della Liguria, ai consiglieri regionali, al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'Ambiente, alle associazioni ambientaliste, al Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino.



   

OGGETTO: Valutazione critica su atti a nostro avviso censurabili nel metodo e nella sostanza dell'attuale Giunta Regionale ligure


1) PREMESSA

La Liguria è una delle regioni d'Italia più a rischio per quanto riguarda i problemi ambientali. Basti ricordare i tragici primati meteorologici degli ultimi due secoli, in 1 ora, 3 ore, 6 ore, 12 ore, 24 ore, tutti massimi per l'intera Europa. Per brevità ci limitiamo a citare quelli in 24 ore:
-) Genova: 25 ottobre 1822: 822 mm di pioggia in 24 ore (822 chili di acqua per ogni metro quadrato di superficie);
-) Genova: dalle 23 del 7 ottobre alle 23 dell'8 ottobre 1970: 948 mm di pioggia in 24 ore (948 chili di acqua per ogni metro quadrato di superficie).
Le alluvioni nascono sui rilievi dell'interno e si scaricano a valle: gli incendi (ogni incendio è un'alluvione in embrione), il livello scadente della maggior parte delle superfici boscate, l'inclinazione dei pendii, l'abbondanza di cemento e asfalto, fanno sì che in un tempo da breve a brevissimo problemi e danni  impattino sulla fascia costiera che, salvo nelle aree più impervie, risulta urbanizzata al limite del tollerabile. In particolare dovrebbero destare preoccupazione i torrenti tombinati nelle viscere dei centri urbani (una cinquantina nella sola città di Genova).

Dovrebbe essere chiara la necessità di gestire il territorio ligure con la massima sensibilità e professionalità per cercare di ridurre al minimo rischi e danni in occasione di future precipitazioni anomale, purtroppo, di questi tempi, sempre più frequenti. Diffondere nuovo cemento e nuovo asfalto specie nell'entroterra, fatte salve eventuali modestissime ulteriori edificazioni in sede locale, dovrebbe apparire a tutti, specialmente alla Giunta Regionale, totalmente controproducente per gli interessi della comunità. Chi lo favorisse si assumerebbe pesantissime responsabilità, eventualmente anche penali. Il potenziamento del sistema dei Parchi regionali, specie di quelli insediati su ampie superfici dell'entroterra ligure, soprattutto al di qua dello spartiacque principale Alpi  ̶ Appennino, dovrebbe costituire un cardine della pianificazione territoriale regionale. Così come dovrebbe apparire prioritario destinare fondi al miglioramento della qualità dei boschi, soprattutto di quelli ceduati per secoli e poi abbandonati, secondo le regole della selvicoltura naturalistica, ben codificate nelle pubblicazioni forestali.

A chi ci accusa di possedere una mentalità museale e sterile ricordiamo che una politica di valorizzazione delle aree protette è doverosa non solo per motivi bioetici ma pure per gli effetti benefici sotto il profilo economico che garantisce, specie in un entroterra "tradizionalmente" depresso. La migliore conferma di questo asserto? il 7 e l'11 maggio 1984 scosse parossistiche di magnitudo momento (scala Richter Kanamori) di circa 6, devastarono oltre 70 Comuni del Parco d'Abruzzo e zone limitrofe: ebbene, in quell'anno, i visitatori nel Parco assommarono a circa 500.000 unità (in luogo del milione usuale). Avranno lasciato in sede locale un contributo economico ragguardevole, pur in un anno difficilissimo per quelle comunità?

Si potrebbe obiettare: ma possiede la Liguria i requisiti per attirare un turismo evoluto, specie in un entroterra con così scarse possibilità di lavoro? La migliore risposta al quesito la può dare il professor Enrico Martini, già docente dell'Università di Genova, da tempo in pensione, che, nel solo anno 1991, condusse escursioni didattiche, durate da un giorno a una settimana, per l'Istituto Botanico di Monaco Weihenstephan, la Società Botanica Svizzera, il Conservatorio Botanico di Ginevra, la Società italiana di Biogeografia, il Gruppo Ricerca ecologica e floristica del Friuli, gli accompagnatori escursionistici del C.A.I., dirigenti regionali e direttori e personale di Parchi liguri, piemontesi e francesi. 


2) I FATTI

Tutto ciò premesso, siamo spiacenti di dover valutare in modo totalmente negativo la politica attuata dalla Giunta Giovanni Toti in campo ambientale. In particolare rileviamo una mancata risposta (finora) al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio per la quale, a nostro giudizio, potrebbe configurarsi un'omissione di atti d'ufficio, e la promulgazione di due normative esiziali per l'ambiente, la prima delle quali conteneva 5 articoli giudicati incostituzionali dalla Corte Costituzionale, la seconda che ripropone princìpi attuativi contenenti analoghi rischi d'incostituzionalità. Questa prassi ci induce a formulare ipotesi o di dilettantismo o ˗̶  peggio ˗̶  di lucida sfrontatezza, come, secondo noi, apparirà chiaro dalle note che seguono.

L'ipotizzata omissione di atti d'ufficio riguarda il mancato invio al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, di una risposta in merito all'ipotesi di ampliamento del Parco Nazionale di Portofino, in attuazione di studi e proposte elaborate dall'Istituto Superiore per la ricerca ambientale (I.S.P.R.A.) e dallo stesso Ministero; quest'ultimo, per agire, deve prima aver acquisito una valutazione da parte della Regione: perdurando questa inerzia, la pratica rimane bloccata. La Giunta Regionale ha ricevuto sollecitazioni dal Ministero ma resta silente: secondo noi, rimanendo inevasa questa pratica, una pessima applicazione della regola del "silenzio ˗̶  non assenso"!

Con la legge regionale n. 3 del 19 aprile 2019 la Giunta Regionale aveva ridotto le superfici di quattro parchi regionali (Alpi Liguri, Beigua, Antola, Aveto), complessivamente di ben 540 ettari, soppresso 42 aree protette savonesi (!) e cancellata l'ipotesi di un Parco Regionale del Finalese. Tutto ciò per sottolineare l'attivismo, la fattività, l'operosità della Giunta in materia di Parchi (si percepisce il sarcasmo?). 

La Legge Quadro sulle Aree protette (n. 394 del 6.12.1991 con aggiornamento del D.P.R. 16.4.2013) imponeva l'obbligo di consultare gli Enti Locali competenti per territorio. La Giunta Regionale Giovanni Toti non ne ha tenuto conto e non lo ha fatto! 
La legge sul Procedimento amministrativo (n. 241 del 7.8.1990 con aggiornamento del D.L. n. 76 del 16.7.2020) vietava il ricorso alla pratica del silenzio ˗̶  assenso per i pareri in materia ambientale e paesaggistica. La Giunta Regionale Giovanni Toti non ne ha tenuto conto e vi ha fatto ricorso! 
La Corte Costituzionale l'ha punita: 5 articoli sono stati dichiarati incostituzionali dalla Consulta con la sentenza n. 134/2019.

Ci sembra che, lungi dal provare almeno un minimo di disagio, la Giunta Regionale ligure sia tornata alla carica. Quali gli intenti? Giudichino i destinatari della presente.
Veniamo alle Disposizioni collegate alla legge di stabilità per l'anno finanziario 2021 (legge regionale n. 32 del 29 dicembre 2020).

Riteniamo preliminarmente di avere il diritto di definire furbesco e surrettizio l'aver inserito in una disposizione di natura finanziaria un articolo 30 che concede alla Giunta Regionale il diritto di disporre una nuova, pesante riorganizzazione delle Aree protette e, solo in modo estremamente marginale e generico, concernere aspetti finanziari, non quantificati. Questo articolo, senza scendere in particolari, attribuisce, in pratica, alla Giunta Regionale, la libertà di modificare confini e superfici dei Parchi oltre che di stravolgere princìpi gestionali e responsabilità di merito, riducendo il ruolo degli Enti di gestione a quello di semplici esecutori di disposizioni piovute dall'alto.

Prima di proseguire desideriamo criticare la prassi di inserire nella legge continui riferimenti a normative precedenti, il che obbliga chi voglia avere un testo preciso e aggiornato a compiere un faticoso lavoro di ricostruzione: assai più proficuo per tutti, a nostro giudizio, sarebbe stato riscriverlo integralmente: un'idea troppo balzana per prassi leguleiche tradizionaliste? È molto meglio scrivere: " Alla lettera a) del comma 2 dell’articolo 29 bis della l.r. 12/1995 e successive modificazioni e integrazioni, dopo la parola: “emana” è inserita la seguente: “disposizioni”? Uno dovrebbe copiare la lettera a) dell'articolo 29 bis della l.r. 12/1995, visionare il testo di ogni successiva modificazione e integrazione e infine, dopo la parola "emana", scrivere "disposizioni". Fatto apposta perché uno desista? Fatto apposta perché così vuole il linguaggio leguleico? Ai posteri l'ardua sentenza.
Sempre a titolo preliminare e sempre a nostro giudizio la Giunta Regionale ha manifestato già in passato, nei confronti degli Enti gestori di Aree protette, un atteggiamento ostile: non altrimenti, ci sembra possa configurarsi il commissariamento attuato nel 2019 nei confronti di quattro tra i Parchi più rappresentativi della Liguria: Alpi Liguri, Portofino, Aveto, Montemarcello-Magra-Vara. Quali inadempienze e di quale gravità avevano commesso gli Enti gestori di queste Aree protette, da indurre la Giunta Regionale ad optare per un provvedimento così drastico, anziché svolgere un'opera di coordinamento, guida e aiuto nella gestione? 

Non vogliamo analizzare uno per uno ogni comma per noi a vario titolo opinabile, contenuto nell'articolo 30 (abbiamo contato 108 righe scritte in caratteri quasi microscopici): desideriamo evitare che i lettori della presente raggiungano vette di angoscia cosmica! Ci limitiamo, quindi, ad alcuni commenti di ordine generale.

Una semplice (faticosa!) lettura dell'articolo 30 fa intuire che, se questa legge non venisse contestata nelle sedi istituzionalmente competenti, la Regione diventerebbe il "dominus" della scelta dei confini, delle superfici e della gestione dei Parchi. Con questo articolo in pratica si è cancellata qualunque forma di dialogo con l'Università degli Studi, ed anche con l'opposizione in Regione, le Associazioni ambientaliste e perfino con gli Enti locali e con quelli gestori delle Aree Parco. Crede forse la Giunta Regionale che la Regione possieda tutte le competenze per operare scelte ecologicamente e soprattutto scientificamente corrette su variazioni di confini e di superfici di territori che il mondo degli studiosi invidia alla Liguria? Non sarà male ricordare che la nostra terra, per la sua posizione geografica, per i suoi microclimi, per il fatto di aver agito da zona di rifugio al tempo delle glaciazioni, per l'abbondanza di substrati assai diversificati, pur ospitando anche una fascia costiera antropizzata al limite del sopportabile (salvo che nelle zone più impervie), è un incredibile crocevia tra il mondo mediterraneo, quello medioeuropeo, quello circumboreale, e in più ospita pure specie animali e vegetali assenti in tutto il resto del mondo! 

La posizione della Giunta Regionale è corretta, propositiva, attenta all'oculata gestione dei pregi scientifici e naturalistici che la Liguria ospita? E allora perché non ha inserito, nel testo dell'articolo 30, l'obbligo o almeno l'opportunità per la Regione di consultare prioritariamente gli studiosi dell'Università di Genova esperti in discipline ambientali (zoologia, botanica, scienze della Terra, climatologia e meteorologia) e solo dopo, acquisiti i loro pareri, proporre agli Enti locali modifiche motivate di confini e superfici dei Parchi? Concludendo il discorso sulle competenze, ci sia consentita una dura affermazione: a nostro giudizio la Regione ha la competenza necessaria per operare scelte destinate a dare grandi soddisfazioni alle associazioni venatorie. A pensar male si commette peccato ma ci si azzecca (Giulio Andreotti docet)!

A nostro giudizio l'articolo 30, per noi palesemente fuori luogo in una serie di disposizioni di natura finanziaria, denota connotati di un parto di mentalità totalitarie. Lo stesso obbligo per gli Enti locali coinvolti territorialmente di fornire un parere sulle proposte di modifica dei confini elaborate dalla Giunta Regionale entro il termine tassativo di 15 giorni (e se i pareri non arrivano in tempo le variazioni dei confini si intendono approvate!), ci appare un provvedimento furbesco e surrettizio: per noi questo limite temporale nasconde, sotto un formale auspicio di efficienza e rapidità decisionali, un atteggiamento dittatoriale. La stessa Giunta, che da molti mesi non risponde ad una precisa richiesta del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio pretende che gli Enti coinvolti le facciano pervenire entro soli 15 giorni pareri su temi complessi, per i quali dovrebbe essere tassativamente e prioritariamente chiesto l'ausilio di docenti universitari studiosi del territorio! In pratica, sempre a nostro giudizio, un'evidente, furbesca riproposizione, male occultata, della pratica del "silenzio ˗̶  assenso", già cassata dalla Corte Costituzionale!

Viste le precedenti dimostrazioni di stima, affetto e amore (si percepisce il sarcasmo?) della Giunta Regionale nei confronti dei Parchi, considerato pure l'obbligo degli Enti locali di far pervenire un giudizio su nuove perimetrazioni delle Aree protette entro 15 giorni alla Regione (lasso di tempo assolutamente irrisorio, lo risottolineiamo), questa decisione a noi pare la peggiore e più grave possibile, un preludio ad una drastica futura impunita riduzione delle superfici delle Aree Parco liguri, riduzione formalmente condivisa in sede locale nella misura in cui da Comuni, Province e Comunità Montane non saranno pervenute osservazioni ostative (perché concordano o perché non hanno avuto il tempo materiale di redigerle?).

A nostro giudizio altri provvedimenti limitativi dei diritti e dell'autonomia decisionale degli Enti gestori dei Parchi sono l'istituzione della "Conferenza dei sindaci" competenti per territorio, di un "Organismo unico monocratico di valutazione delle performance" (troppo difficile scrivere "prestazioni"?), con componenti tutti di nomina della Giunta Regionale, l'attribuzione alla medesima Giunta del diritto di decidere linee guida, prassi e indirizzi da attuarsi in tutti i Parchi con un'omogeneizzazione delle funzioni amministrative, finanziarie, tecniche, relative alla fruizione, ambientali (compresa l'opera di vigilanza). Tutto ciò anche se ogni Parco ha una propria individualità, propri pregi culturali, propri problemi! Alla Giunta Regionale le decisioni, unificate, pur nella pluralità dei casi, agli Enti di gestione l'applicazione rigorosa di quanto la Giunta Regionale avrà stabilito. Gli Enti Parco dovranno avvalersi prioritariamente di personale regionale per la copertura di competenze in campo amministrativo, giuridico, finanziario, ambientale, di vigilanza. Alla Regione, infine, il diritto di "razionalizzare" la spesa per il personale degli Enti Parco. Il tutto con la minaccia della nomina da parte regionale di un Commissario ad acta o addirittura di un Commissario straordinario e conseguente scioglimento degli Organi statutari (se queste ultime decisioni non si debbano configurare come minacciosi diktat ci venga spiegato come esse debbano venire interpretate).

Ed ora un'esperienza del passato a nostro avviso tutt'altro che edificante: la Provincia di Genova si era dotata, decenni fa, di guardie ecologiche non volontarie ma assunte e inserite nel personale dell'Amministrazione provinciale; i membri di questo Corpo erano stati scelti tenendo presente pure la necessità che garantissero un'ottima conoscenza a priori del territorio in cui avrebbero svolto la propria attività di controllo e repressione degli abusi: chi meglio, quindi, di persone che erano già nate e risiedevano in sede locale?  Quanto mai opportuno, ad esempio, che chi doveva lavorare in Val d'Aveto, fosse nato colà e ivi già risiedesse. Grave problema per dei politici: le guardie ecologiche effettive provinciali svolgevano il loro lavoro con dedizione e operosità, percorrendo assiduamente il territorio, comminando pure sanzioni amministrative e attirandosi mugugni e ostilità da parte di soggetti abituati a fare il bello e il cattivo tempo senza un efficace controllo dei loro atti (era noto che il Corpo Forestale era sottodimensionato in rapporto all'estensione dei territori da controllare). Quale bella pensata venne posta in atto dai politici provinciali? Obbligo di firma di presenza a Genova prima di prendere servizio in loco e ritorno a Genova per firmare al termine della giornata lavorativa, ovviamente con mezzo del parco auto provinciale, impennata dei costi di carburante, pedaggi autostradali, manutenzione e soprattutto con possibilità di controllo del territorio e repressione degli abusi azzerata, ad esempio per chi viveva e lavorava in Val d'Aveto!

Ricordiamoci l'aurea massima enunciata da Giulio Andreotti: in futuro la Regione non vedrà certo di buon occhio una conflittualità tra comunità locali e guardie dei Parchi: per i politici è molto più importante la pacificazione rispetto alla vigilanza sul territorio e alla repressione degli abusi. E se la Regione, rifacendosi al diritto sancito dall'articolo 30 più volte citato, ripetesse la decisione di quel tempo dell'Amministrazione provinciale di Genova? Tutto questo in base al diritto, sancito dall'articolo 30, di costituire un omogeneo e unitario assetto organizzativo uniformando in particolare l'attività di vigilanza del personale di tutti i Parchi? Per uno scopo così nobile, via, tutti, a Genova a firmare all'inizio e al termine della propria attività lavorativa quotidiana, e di conseguenza garantire un presidio ecologico sul territorio per un tempo irrisorio. Che c'è di male a rispettare un'aurea, illuminata legge regionale? Signori, guardiamoci negli occhi: non siamo pulcini implumi! Se in futuro voleste porre in atto una scelta ignobile quale quella decisa molti anni fa dall'Amministrazione Provinciale di Genova, vi ricordiamo che un dipendente deve assumere servizio presso l'Ente in cui è inquadrato, quindi le guardie dei Parchi devono presentarsi presso le sedi dei Parchi stessi all'inizio e al termine della loro giornata lavorativa. E se voleste esautorare completamente gli Enti gestori, vi ricordiamo che esistono sempre le sedi locali dei Carabinieri forestali in cui le guardie possono andare ad apporre le loro firme su moduli di servizio.    

SIGNORI DELLA GIUNTA REGIONALE, QUANDO IL NOSTRO ENTROTERRA SARÀ DIVENUTO SEMPRE MENO POPOLATO, QUANDO SI SARANNO PERDUTI POSSIBILI POSTI DI LAVORO, SPECIE PER I GIOVANI, SOPRATTUTTO IN CAMPO AMBIENTALE, IN PARTICOLARE QUANDO LA NOSTRA TERRA FINIRÀ ANCORA SOTT'ACQUA PER COLPA DELLE ENNESIME PRECIPITAZIONI ANOMALE (PER FAVORE NON TRINCERATEVI DIETRO LA COMODA FRASE "LE ALLUVIONI SONO INEVITABILI"  ̶  SONO INEVITABILI LE PIENE DEI FIUMI, NON LE ALLUVIONI, CIOÈ I DANNI CHE UNA DISSENNATA GESTIONE DEL TERRITORIO LIGURE PROVOCA PERIODICAMENTE), QUANDO TUTTO CIÒ SARÀ AVVENUTO  ̶  VI PREGHIAMO  ̶  GUARDATEVI ALLO SPECCHIO E PROVATE  ALMENO UN MINIMO DI DISAGIO.  


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