Diga diga delle mie brame



Dal mese di settembre dell'anno scorso si è drammaticamente riaperta la questione della cosiddetta "Diga Perfigli": alla vigilia del silenzio elettorale - dopo lunghi anni di (apparente) quiete - inizia a girare la notizia dell'imminente recapito delle lettere di esproprio indirizzate ai proprietari dei terreni della piana dell'Entella. Tale circostanza sospetta fa inevitabilmente pensare a "manovre e manovrine" messe in atto da chi, effettuando al riparo dai riflettori elettorali un'accelerazione operativa formidabile, non intende esporsi al confronto democratico e pubblico. Infatti, senza bisogno di scomodare istituti sepcializzati nella rilevazione di opinioni e sondaggi, è risaputo che la costruzione dell'argine sulla piana dell'Entella è altamente invisa alla popolazione. E non solo ai comuni cittadini: anche esperti e addetti ai lavori fanno emergere le forte criticità che caratterizzano una progettazione che viene valutata come antiquata, inutile e, persino, dannosa! Diversi sono stati poi gli amministratori dei comuni dell'immediato entroterra ad esprimere le proprie perplessità di fronte alla manifesta inefficienza e inefficacia dell'opera di arginatura posta a valle del torrente preferendo lo studio di alternative  necessarie per la mitigazione del rischio idrogeologico dei corsi d'acqua. Una tra le tante alternative, ovvero lo scolmatore, è stata fortemente promossa dalla delegazione territoriale della Confindustria raccogliendo il consenso di numerosi sindaci del Tigullio.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una grande mobilitazione che ha visto il protagonismo della società civile organizzata nel suo insieme che ha ripetutamente evidenziato le enormi e gravi "pecche" del master plan intervenendo pubblicamente sui social, attraverso i mezzi di comunicazione istituzionali e, ancora, ribadendo durante un'audizione della IV Commissione "Territorio e Ambiente" della Regione Liguria le ragioni per la salvaguardia e la promozione della piana dell'Entella.

Una forte mobilitazione, dicevamo, promossa da associazioni e comuni cittadini, esperti e tecnici, amministratori e soggetti economici e, in particolare, dal comitato che riunisce i proprietari dei terreni e che in maniera incisiva riesce ripetutamente, a colpi di ricorsi, a rallentare la realizzazione dell'opera. 

Recentemente anche l'amministrazione del comune di Lavagna ha preso finalmente una posizione sostanziata dall'approvazione di una delibera che sospende per 180 giorni gli effetti dell'adesione all'accordo di programma siglato nell'ormai lontano 2013. Si tratta di una sospensione subordinata ad uno studio suppletivo già commissionato - così apprendiamo dalle numerose dichiarazioni rilasciate dal Sindaco Mangiante - all'Università di Genova dal costo di circa 95mila euro che l'amministrazione - impossibilitata a sostenere per il noto dissesto finanziario - "gira" per competenza alla Città Metropolitana di Genova. Quest'ultima si fa carico della spesa assegnando con 88mila euro l'approfondimento della stato d'arte agli stessi progettisti del master plan ... 

Chiedi all'oste se il suo vino è buono? Quis custodiet ipsos custodes?, ovvero, chi controlla i controllori? Esce dalla porta e rientra dalla finestra ... La secolare saggezza popolare distillata nei proverbi ha i suoi perché!

Alle parole dai toni forti che caratterizzano comunicati ufficiali e dichiarazioni pubbliche nel ribadire la contrarietà "assoluta" alla costruzione dell'arginatura seguono tuttavia azioni sostanzialmente deboli e poco efficaci. Sembrerebbe - a pensar male - delinearsi un pericoloso e perverso gioco di rimpallo delle responsabilità tra decisori ed amministratori che pare (voler) assecondare, in ultima analisi, gli appetiti smodati del partito del cemento ... con buona pace della transizione ecologica ...


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