Andare oltre la piana dell'Entella


Un atto dovuto, quello consumatosi finalmente (!) ieri 7 gennaio 2022 in consiglio comunale a Lavagna con l'approvazione della variante al piano regolatore al fine di "mettere in sicurezza" la piana dell'Entella da appetiti cementificatori insaziabili. Un atto, peraltro, sollecitato recentemente nell'ambito dei lavori della commissione regionale per l'esame della proposta di "Dichiarazione di notevole interesse pubblico della piana fluviale dell'Entella" al fine di allineare la pianificazione territoriale con l'attesa dichiarazione di vincolo paesaggistico e monumentale e onde prevenire, in una vicenda che si prolunga da un ventennio, eventuali rivendicazioni da parte di altri soggetti.

Nominata tardivamente il 7 dicembre scorso con decreto regionale, la suddetta commissione è composta da funzionari di Regione Liguria e Sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio della città metropolitana di Genova, Facoltà di architettura dell'Università di Genova, la Federazione regionale degli architetti pianificatori paesaggisti, il comandante dei carabinieri forestali della Liguria e un rappresentante delle associazioni ambientaliste.  

Come in altre vicende tristemente arcinote - come, ad esempio, quella combattutissima del Parco Nazionale di Portofino o quella più sottoesposta della depurazione delle acque reflue - le grandi istanze che riguardano la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio naturale, il benessere generale e la salute della popolazione sono destinate a segnare il passo. Così anche la vicenda della piana di Lavagna, lungi dall'essere definitivamente risolta, richiama l'attenzione - secondo una visione d'insieme e non scelleratamente parcellizzata - sulle criticità e le potenzialità che riguardano l'intero bacino fluviale.

Ricordiamo pertanto nuovamente i punti programmatici sollecitati dalle associazioni ambientaliste, naturalistiche, animaliste, sociali, culturali, sportive e sanitarie che si sono mobilitate al fine di promuovere una gestione saggia, sensibile e prudente delle risorse territoriali: 
- la mitigazione del rischio idrogeologico con tecniche naturalistiche e a basso impatto ambientale;
- l'attivazione del Contratto di Fiume;
- la tutela e la salvaguardia dell'Oasi Faunistica;
- la riqualificazione e rinaturalizzazione del corso d'acqua;  
- la valorizzazione del paesaggio agricolo.

Senza un'autentica presa di coscienza riguardo alla necessità di una visione di sistema dell'intero patrimonio naturalistico residuale ereditato dai nostri avi, si prospetta la vorace cannibalizzazione e la pauperizzazione dei nostri territori.

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